Scarperia

SCARPERIA

L’8 settembre 1306, dopo la distruzione del castello di Montaccianico, Firenze decide la fondazione della “Terra nuova” di Castel San Barnaba, poi detta Scarperia, ossia “alla scarpa dell’Appennino”.
Circondata da mura e attraversata dalla nuova via verso nord, tuttora presenta una piazza centrale, sulla quale si affacciano il potere religioso e politico, rappresentato dall’imponente Palazzo dei Vicari (1306) che ospita al suo interno il Museo dei Ferri Taglienti, la cui produzione iniziò dai primi anni del Trecento.
Sulla piazza si affaccia la Propositura dei SS. Jacopo e Filippo, già chiesa agostiniana, adiacente al chiostro quattrocentesco. All’interno affreschi dell’epoca, un Crocifisso ligneo del Sansovino, un tondo marmoreo di Benedetto da Maiano (XV secolo), un tabernacolo per gli oli santi di Mino da Fiesole.

A lato, l’Oratorio della Madonna di Piazza, elegante costruzione quattrocentesca con la facciata scandita da un portale ed eleganti bifore in pietra serena. L’interno è a volte a crociera, ornate di affreschi attribuiti a Jacopo del Casentino, autore del prezioso dipinto su tavola con la Madonna in Trono col Bambino e Angeli, posto sotto un agile tempietto tardo gotico. La Madonna è inserita in una pregevolissima cornice marmorea a forma di tabernacolo, con basamento e lunetta, opera di Mino da Fiesole. All’interno, secondo la tradizione, si compiva la solenne cerimonia nella quale i Vicari prendevano possesso del loro ufficio e ricevevano il giuramento di obbedienza dei Podestà del Vicariato.
Nei dintorni di Scarperia, sulla cima di un verde collina, si trova la Pieve di Santa Maria a Fagna, dove alla fine del Duecento fu sepolto il Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, che Dante mette all’Inferno con l’Imperatore Federico II di Svevia tra gli epicurei e negatori dell’anima. Risalente al 1018, ma con aspetto tardo barocco dovuto ad un radicale rifacimento del 1770, del periodo romanico conserva, di marmo bianco e serpentino verde, un pulpito poligonale a sei specchi con intarsi e un raffinato fonte battesimale ottagonale con formelle, riferibili rispettivamente alla metà e alla fine del XII secolo. Interessanti, infine, l’Assunzione della Vergine di Santi di Tito del 1587 e un Cristo Morto realizzato in cera da Clemente Susini nel 1805.