Fulcieri Da Calboli

FULCIERI DA CALBOLI (... – 1340)

«Io veggio tuo nepote che diventa
cacciator di quei lupi in su la riva
del fiero fiume, e tutti li sgomenta.

Vende la carne loro essendo viva;
poscia li ancide come antica belva;
molti di vita e sé di pregio priva.

Sanguinoso esce de la trista selva;
lasciala tal, che di qui a mille anni
ne lo stato primaio non si rinselva.»
(Pur. XIV, vv. 58-66)

Fulcieri appartiene alla famiglia guelfa forlivese de’Calboli, storica avversaria degli Ordelaffi, di fede ghibellina; Dante lo menziona indirettamente nel Purgatorio tra gli invidiosi, per voce del ghibellino romagnolo Guido del Duca, che lo contrappone a suo zio Rinieri de’ Calboli, onore della sua famiglia, di cui rappresenta la generazione del buon tempo antico. Al contrario Fulcieri è descritto come cacciatore di carne umana e animato da cieco fanatismo politico.

Podestà a Parma e a Milano nel 1298, capitano del popolo a Bologna negli anni 1299-1300, grazie a ‘l demonio dei Pagani (Purg. XIV 118), Maghinardo da Susinana, “guelfo in Toscana e ghibellino in Romagna”, Fucieri viene introdotto nell’ambiente politico della Firenze guelfa e nel 1303 viene eletto Podestà di Firenze per ben due volte consecutive, in eccezione  alla regola di cambiare podestà ogni semestre. Esperto uomo d’arme, il 12 marzo 1303 prende le armi personalmente in Mugello contro il suo grande nemico Scarpetta, sconfiggendo la lega dei fuoriusciti bianchi e ghibellini nella Battaglia di Pulicciano.

La testimonianza dantesca, resa in forma profetica, trova completo riscontro nei cronisti del tempo: “Uomo feroce e crudele”, nelle parole di Giovanni Villani (Nuova cronica, IX, 59), perseguita sia i guelfi bianchi rimasti a Firenze, che i fuoriusciti.

Dino Compagni (Cronica, II, 30) scrive che nella fuga successiva alla sconfitta nella battaglia di Pulicciano, più di 500 bianchi vengono uccisi, presi, torturati e condannati a morte, mentre cercano di mettersi in salvo nella fortezza di Montaccianico, principale roccaforte degli Ubaldini.